Il Museo Nazionale Jatta ha sede a Ruvo di Puglia, all’interno di un palazzo ottocentesco costruito non solo per ospitare la famiglia, ma anche per custodire l’eccezionale collezione archeologica iniziata dai fratelli Jatta, Giovanni Senior (1767-1844) e Giulio (1775-1836). L’edificio fu realizzato tra il 1842 e il 1844 su progetto dell’architetto bitontino Luigi Castellucci (1798-1877), noto anche come “architetto borghese” per aver realizzato numerosi edifici civili e residenziali su commissione della borghesia pugliese. La struttura del palazzo, ancora oggi intatta, riflette le esigenze abitative ed espositive dell’epoca, con ambienti progettati fin dall’inizio come sale museali.
All’inizio dell’Ottocento, Giovanni, magistrato del Regno delle Due Sicilie, e suo fratello Giulio, ufficiale dell’esercito borbonico, spinti da un profondo amore per la loro terra e dalla passione per l’archeologia, cominciarono a raccogliere i tesori emersi dalle ricchissime necropoli ruvesi risalenti al VI e V secolo a.C., che attiravano sovrani, studiosi e mercanti d’arte da ogni latitudine, affascinati dai grandi vasi a figure rosse emersi dal sottosuolo ruvese. L’intuizione dei due fratelli fu quella di legare per sempre quei magnifici ritrovamenti al nome della città di Ruvo e della famiglia Jatta, raccogliendo e restaurando il maggior numero possibile di reperti, sottraendoli alla vendita indiscriminata o, nel peggiore dei casi, alla dispersione. Mentre Giulio sovraintendeva agli scavi a Ruvo, Giovanni, residente a Napoli, acquistava i vasi di provenienza ruvese già in circolazione nel mercato antiquario.
Riunita dunque una collezione ricca e pregiata, alla morte dei due fratelli l’allestimento del museo, parzialmente ideato da Giovanni Senior, fu affidato al giovane Giovanni Jatta Junior (1832-1895), anche autore del poderoso Catalogo del 1869, conferendo al museo l’aspetto esteticamente curato che conserva ancora oggi: gli attuali arredi, come vetrine, armadi, colonnine e divanetti in tessuto rosso risalgono infatti all’Ottocento. Ma ciò che caratterizza soprattutto l’allestimento è il criterio ottocentesco che guida la disposizione dei reperti: un percorso che valorizza gli oggetti ritenuti “più belli”, senza seguire una logica cronologica o di classe di produzione.
La collezione Jatta, dichiarata Monumento Nazionale nel 1881, è una delle poche collezioni archeologiche in Italia rimaste sostanzialmente intatte, sia nella composizione originaria che nell’allestimento. La sua origine di museo privato ha contribuito a mantenerla inalterata, come voluto dal fondatore Giovanni Senior nel suo testamento. Immutato è ancora oggi il rapporto tra contenuto e contenitore: il museo che ci è pervenuto è esso stesso una teca espositiva del “museo ottocentesco”.
Nel 1991, la collezione è stata acquisita dallo Stato e, nel 1993, il Museo ha aperto le porte al pubblico come Museo Nazionale.
